Se potessi contare quante volte ho sentito dire “Ah, il social media marketing? È facile, basta mettere qualche emoji e gli hashtag giusti”, sarei un uomo ricco. C’è una tendenza pericolosa, a volte quasi ingenua, ad approcciarsi al mondo del digital marketing come se fosse un’abilità puramente tecnica (a maggior ragione oggi con l’avvento dell’IA). Come un gioco in cui, una volta imparate le regole base, si vince sempre.
Ma la realtà, per chi vive e lavora in questo settore, è ben diversa.
Mettere una faccina sorridente o aggiungere un hashtag di tendenza come #love o #b2b non è la soluzione a un problema di business. Anzi, a volte è parte del problema. Questo approccio semplicistico ignora completamente l’essenza stessa di una strategia di marketing efficace. È come voler costruire un grattacielo senza aver mai pensato a chi ci vivrà, in quale città si troverà e quale sarà la sua funzione.
Oltre la superficie: le domande che ogni marketer dovrebbe porsi
Un vero professionista del digital marketing sa che il punto di partenza non è “cosa scrivo”, ma “a chi mi sto rivolgendo?”. Il resto viene dopo.
Una strategia solida si fonda su un’analisi approfondita, su domande precise che definiscono ogni mossa successiva:
- Chi è il mio interlocutore? Chi è il cliente ideale? Quali sono le sue esigenze, le sue “paure” ?
- Dove si trova? Quale territorio, in quali nicchie di mercato opera?
- Di che settore si tratta? L’azienda vende a clienti finali (B2C) o ad altre aziende (B2B)?
- Qual è la fascia d’età del suo pubblico? Un trentenne e un sessantenne non usano gli stessi social né rispondono allo stesso linguaggio.
- Quali piattaforme sono le più adatte? Non tutti i social sono uguali. LinkedIn per il B2B, Instagram per il B2C e così via. Scegliere la piattaforma giusta è fondamentale per non sprecare energie e risorse.
- Qual è il tono di voce più efficace? Sarà formale, informale, autorevole o giocoso? Il tono deve riflettere l’identità del brand e risuonare con il suo pubblico.
- Qual è la strategia di engagement?Come creiamo una connessione autentica con le persone?
- Quali sono i pro e i contro di un hashtag generico? Usare #marketing è facile, ma ti mette in competizione con milioni di altri post. Un hashtag di nicchia, anche se meno popolare, può raggiungere un pubblico più qualificato e interessato.
Questa lista è solo la punta dell’iceberg. Dietro ogni post, ogni storia, ogni campagna pubblicitaria, si nasconde un processo complesso che unisce analisi, creatività e strategia.
Non basta imparare tre o quattro termini in inglese per padroneggiare questa disciplina. Non è un mestiere da affidare al “cugino” di turno che “smanetta un po’ con i social”. Essere un digital marketer significa essere un problem solver, un analista, uno storyteller e uno “psicologo”, tutto in uno.
Come ogni professione, richiede studio, esperienza e, soprattutto, la volontà di immergersi completamente nel mestiere per capirne le sfumature più sottili. Perché, in fin dei conti, il digital marketing non è una semplice skill tecnica, ma una disciplina che vive e si evolve, proprio come le persone che ne fanno parte.
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di Michele Dell’Edera direttore di Zeroventiquattro.it e CEO di Marketing For Humans |