Ancora 1 miliardo di crediti bloccati 3 mila cantieri al palo. A fare il punto della situazione sul Superbonus è Silvi Costruzioni Edili, azienda dal 1970 leader a Roma e nel Lazio nella progettazione, costruzione, ristrutturazione e manutenzione di fabbricati, includendo immobili sottoposti a tutela delle Belle Arti.

L’anno che si è da poco concluso ha marcato la fine del Superbonus 110%, sostituito oggi dal Superbonus 90%, salvo l’eccezione per i soggetti del terzo settore che esercitano servizi socio-sanitari e assistenziali e i cui membri del consiglio di amministrazione non percepiscano alcun compenso, per i quali rimane l’agevolazione nella sua impostazione originaria.

Nel 2023 sui lavori di efficientamento energetico degli edifici si passa dunque ad uno sconto del 90%. «Un cambiamento significativo che rischia di penalizzare fortemente il settore delle costruzioni e non solo per la notevole riduzione della percentuale che già come era prevista inizialmente non consentiva di compensare adeguatamente gli oneri finanziari applicati dal sistema bancario» sottolinea Gianni Silvi, CEO di Silvi Costruzioni Edili.

La riduzione della percentuale non è infatti l’unica criticità da affrontare quest’anno. «Le imprese edili — prosegue Gianni Silvi stanno continuando a scontrarsi contro il blocco della cessione dei crediti, con la conseguente crisi di liquidità».

Eppure la misura è stata epocale ed avrebbe potuto portare ad un cambiamento. «Eravamo davvero sulla buona strada per realizzare una Green Revolution e ridurre sensibilmente le emissioni di gas climalteranti, l’80% dei quali ha origine proprio nelle grandi metropoli, con una quota pari al 36% della CO2 è determinato dall’inefficienza energetica dei nostri edifici» puntualizza Silvia Silvi, General Manager della Silvi Costruzioni.

«A livello nazionale il totale degli investimenti ammessi a detrazione ha sfiorato i 63 miliardi di euro, di cui 29 miliardi hanno interessato i condomini, 24 miliardi gli edifici unifamiliari e 10 miliardi le unità immobiliari funzionalmente indipendenti, per un totale di 360 mila cantieri aperti, di cui 48 mila nei condomini, 209 negli edifici unifamiliari e 103 mila nelle costruzioni indipendenti» mettono in evidenza gli analisti di Silvi Costruzioni Edili (www.silvicostruzioniedili.it) basandosi su dati ENEA e CNA.

Il valore medio dell’investimento è stato pari a 599 mila euro per gli interventi in condominio, 114 mila euro per gli edifici unifamiliari e 97 mila euro per le unità immobiliari funzionalmente indipendenti.

Certo la misura se fosse stata meglio concepita e fosse stata prorogata avrebbe consentito di arrivare alle emissioni quasi-zero al 2050. Un po’ come propugnato dalla direttiva Ue sulla casa ancora in bozza, che vuole tutti gli immobili residenziali in classe energetica “E” entro il primo gennaio 2030, con l’obbligo di passare poi almeno in classe “D” entro i successivi 3 anni.

Un obiettivo non irrealizzabile. «Sarebbe sufficiente una riduzione dei consumi energetici pari al 25%, concretizzabile con interventi quali il cappotto termico, la sostituzione degli infissi, l’installazione di nuove caldaie a condensazione e dei pannelli solari» sostiene Gianni Silvi.

«Oggi invece il 62% del patrimonio abitativo italiano ed il 38% di quello destinato ad altri usi si trovano nelle classi energetiche “F” o “G”, le peggiori» sottolineano gli analisti di Silvi Costruzioni Edili. E con la riduzione del bonus al 90% verranno penalizzati i titolari di redditi bassi.

Il Superbonus diventerà insomma una misura per ricchi, vantaggioso solo per chi paga un Irpef tale da poter trarre vantaggio da rimborsi fiscali di decine di migliaia di euro. Tutti gli altri, non potendo più fare affidamento sullo sconto in fattura o sulla cessione del credito —il cui onere finanziario diventa di fatto superiore al beneficio— dovranno rinunciare ad aprire nuovi cantieri.