\"\"L’Energia Pulita, in alcuni paesi industrializzati, come in Germania, è oggetto di attenzione da parte di settori non certo trascurabili dell’economia. Si è cominciato a produrre, anche su scala abbastanza vasta, le tecnologie necessarie allo sviluppo dell’energia pulita. Questo settore tecnologico, a forte valore aggiunto, comincia ad essere importante negli scambi internazionali.
Lo sviluppo ideale delle energie rinnovabili, però, può essere realizzato solo con il decentramento delle produzioni energetiche. Ora, l’economia dell’energia è dominata da imprese di grosse dimensioni, che non sono interessate allo sviluppo decentrato delle energie rinnovabili, ma che tendono, piuttosto, a produrre, ad esempio, idrogeno, in grandi stabilimenti per mantenere la propria posizione egemonica sul mercato.
Sarebbe bello arrivare al 100% della produzione di energie rinnovabili, ma bisognerebbe cominciare ad  ammettere i tre punti seguenti:
• Il sistema energetico mondiale si è rivelato incapace di fornire energia all’intera popolazione, un terzo della quale ne è totalmente privo: tale esclusione non è riscontrabile solo nei paesi in via di sviluppo, ma anche nei paesi sviluppati, tra i centri economicamente ricchi e le campagne. Ad esempio, in Francia come altrove l’inverno 2006-2007 è stato particolarmente mite: il 25 gennaio, una nevicata di 20 centimetri ha paralizzato il centro e l’est del paese; spostandosi sulla costa atlantica, essa ha provocato numerose interruzioni di elettricità. Per almeno due giorni, nel corso di un inverno estremamente mite, più di 100.000 abitazioni sono rimaste senza corrente. Nel contesto francese, è un fatto ricorrente.
• Il sistema energetico non è meno vulnerabile in altri paesi sviluppati. Il 14 agosto 2003, ci sono state massicce interruzioni di corrente nel nord-est degli Stati Uniti e in Canada, privando di corrente 55 milioni di persone. O ancora, in Italia, nella notte trail 26 e il 27 settembre 2003, sebbene le conseguenze dell’interruzione di corrente italiana siano state minori, perché essa ha avuto luogo di notte e nel fine settimana.
• Dal punto di vista economico, bisogna ammettere che né la disoccupazione in Occidente né la povertà del Terzo mondo potranno essere sconfitte senza un nuovo modello energetico, che riconosca – soprattutto per le culture energetiche ad uso locale – la centralità dell’agricoltura locale. Non ha senso ostinarsi ad applicare il classico modello di sviluppo industriale occidentale, che fomenta le tensioni nel campo delle materie prime e dell’energia. Riorientarsi verso le energie rinnovabili e riprendere a gestire le questioni energetiche a livello locale – sia nei paesi industrializzati sia nel Terzo mondo – può contribuire a risolvere tanto la disoccupazione del Nord quanto la povertà del Sud.
 
La produzione delle energie rinnovabili per il sud è un’occasione unica e irripetibile. Nel nostro Mezzogiorno, non sono bastati decenni di programmi e sovvenzioni per sviluppare un modello economico durevole. L’economia è basata principalmente sull’agricoltura, ma questa è esposta a serie minacce. Se l’agricoltura locale vuole sopravvivere, deve rivolgersi verso la produzione di energia. Un insediamento agricolo potrebbe suddividere la produzione tra un terzo di prodotti agricoli, un terzo di carburante per i suoi bisogni interni e un terzo di carburante da commercializzare (biodiesel, olio vegetale puro, legno, paglia, biogas, ecc.). Un agricoltore diventa, così, un «energicoltore» e questo schema è già in corso di
implementazione. Almeno due regioni dell’Est Germania, Barnim e Uckernark, hanno deciso di investire per diventare al 100% autonome sul piano energetico, grazie alla produzione locale di energie rinnovabili: nelle fattorie, ad esempio, sono state installate unità produttive di biogas e questo modello viene effettivamente applicato.
 
Arrivare al 100% di energie rinnovabili si può ma:
1. Bisogna uscire dagli schemi mentali classici e confrontarsi con la realtà dei fatti, credere nelle energie locali e nel cambiamento completo della situazione energetica.
2. Le energie fossili devono essere abbandonate nel seguente ordine, che riflette l’entità dell’inquinamento da esse prodotto: innanzitutto il carbone, poi il petrolio, infine il gas.
3. Lo Stato deve dare l’esempio, con i suoi edifici, i suoi trasporti, ecc.
4. E’ necessario pianificare tutti gli interventi dando la priorità all’energia pulita.
5. E’ necessario colmare rapidamente, per consentire il passaggio verso un altro mondo energetico, il deficit conoscitivo.
Così si svilupperanno, nel settore dell’energia, impieghi locali non delocalizzabili, ovvero non legati alla geopolitica dell’energia.
 
 
Michele Dell’Edera
Articolo tratto da una relazione dell’Ing. Alessio Annolfi di Inversa tenuta lo scorso 26 giugno a San Severo (FG)  

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