Nel mese di Febbraio è stato siglato dal Parlamento europeo, riunito in sessione plenaria a Strasburgo, un accordo commerciale tra l’Unione europea (UE) e il Marocco ai fini della liberalizzazione reciproca dei prodotti agricoli e ittici.

Quest’accordo è stato sottoscritto con una maggioranza di voti pari a 369, a fronte di 225 voti contrari e di 31 astenuti, nonostante apra forti dubbi in materia di diritti degli agricoltori, di lotta contro le frodi, di protezione dell’ambiente e delle norme di sicurezza alimentare.

Il relatore del provvedimento, l’eurodeputato francese José Bové, ha ritirato il suo nome dal documento e ne ha proposto la bocciatura considerando l’accordo dannoso per gli europei, poiché gli agricoltori dell’UE sono unanimemente contrari.

L’accordo dovrebbe entrare in vigore all’inizio di maggio del 2012 e avrà un impatto sul settore dell’ortofrutta di tutti i Paesi dell’Europa mediterranea, perché quest’accordo sancisce una tappa verso la liberalizzazione del commercio agroalimentare tra UE e Marocco, stabilendo l’aumento delle quote di scambio per una serie di prodotti che potranno essere importati a tariffe doganali basse o pari a zero.

Con questa intesa, che riguarda anche il settore della pesca, sarà esentato dai diritti di dogana il 55 per cento delle derrate esportate dal Marocco verso l’Europa, contro il 33 per cento attuale. Nel giro di dieci anni sarà poi esentato dai dazi il 70 per cento delle esportazioni europee verso il Marocco, contro l’1 per cento attuale.

L’accordo produrrà prevedibili effetti catastrofici specie in una situazione come quella italiana, in cui già il settore ortofrutticolo subisce una violenta contrazione dei prezzi all’origine, e sarà, dunque, un ennesimo aggravio per il comparto dell’agroalimentare italiano, che sarà ulteriormente penalizzato a fronte della produzione proveniente da Paesi dove si produce a bassi costi e non vi sono controlli adeguati. Le aziende ortofrutticole italiane si troveranno in realtà a dover competere con produzioni provenienti da un ambiente nel quale il lavoro non è tutelato a livello sindacale e i costi produttivi e della forza lavoro sono di pochi euro al giorno, e comunque molto più bassi rispetto ai nostri standard.

L’accordo che è stato concluso, secondo le associazioni degli agricoltori maggiormente rappresentative provocherà ripercussioni drammatiche sull’occupazione nelle zone rurali dell’UE, causa, tra le altre, l’aumento dei prodotti agricoli provenienti dal Marocco.

Se nelle intenzioni della maggioranza dei deputati del Parlamento europeo l’accordo commerciale con il Marocco ha l’obiettivo di sostenere la transizione democratica che è iniziata con la Primavera araba attraverso un incremento del commercio fra l’UE e il Marocco, di fatto esso apre tuttavia, un evidente problema di distorsione del mercato, legato alle differenti condizioni del lavoro esistenti in Europa e in Marocco.

Le produzioni italiane, com’è noto, devono rispettare parametri e standard imposti dall’UE, ad esempio in materia di protezione ambientale, di condizione dei lavoratori e sicurezza alimentare, invece in base a quest’accordo, le produzioni, in particolare  meridionali, finiranno col subire la concorrenza di mercati non soggetti agli stessi vincoli normativi e che affrontano costi di manodopera certamente inferiori, con prezzi di vendita conseguentemente molto più bassi.

E’ evidente quindi come quest’accordo non interpreti le ragioni dell’agricoltura mediterranea, ma piuttosto traduca interessi e poteri economici forti in cui sono favoriti gli interessi delle industrie del centro-nord europeo a danno dell’agricoltura meridionale, inoltre, non vi è alcuna clausola in materia di fitofarmaci e quindi sulla sicurezza dei prodotti che sarebbero importati.

Il Governo Italiano dovrebbe impegnarsi affinché questo scellerato accordo non pregiudichi ulteriormente il settore agroalimentare meridionale, ma finora non se ne parla e non se ne discute. Speriamo che gli enti istituzionali, si schierino a favore dei nostri agricoltori e li tutelino sino in fondo.

di

Orazio Buonamico

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