gruppo_ricerca_unipiLa storia che stiamo per raccontare inizia con uno studio geologico/mineralogico delle miniere delle Alpi Apuane, un progetto avviato tre anni fa da un gruppo di ricercatori del dipartimento di Scienze della terra dell’Università di Pisa, di cui fanno parte Massimo D’Orazio, Riccardo Petrini, Roberto Giannecchini, Cristian Biagioni e Simone Vezzoni. A un certo punto, le loro analisi evidenziano una presenza significativa di tallio – un metallo molto tossico che in passato era utilizzato per confezionare topicidi e insetticidi – nella rete idrica di una piccola frazione di quasi mille anime, Valdicastello Carducci, situata nel Comune di Pietrasanta, in Versilia. Gli studiosi segnalano tempestivamente la grave anomalia alle autorità responsabili e da lì si innesca, salendo via via di livello, una vicenda di tutt’altro tipo, con un’emergenza ambientale che riguarda la stessa sicurezza degli abitanti, coinvolgendo cittadini, amministratori e politici, e con un caso mediatico che attira l’interesse dei mass media di ambito locale e ben presto regionale e nazionale.

“Noi ricercatori – commenta il professor D’Orazio, ora che la fase più acuta dell’emergenza sembra superata – siamo diventati improvvisamente punto di riferimento per un’intera comunità, ricoprendo un ruolo che non ci appartiene, ma confermando nello stesso tempo che le università possono svolgere un’importante funzione sociale, in stretta relazione con il territorio di riferimento e a difesa dei cittadini. Il nostro studio, che è ancora in corso di svolgimento, dimostra che un approccio scientifico multidisciplinare può rappresentare uno strumento essenziale per una corretta pianificazione nella gestione delle risorse, con implicazioni dirette e rilevanti sulla qualità della nostra vita quotidiana”.

Riavvolgiamo il nastro e torniamo all’inizio della nostra storia, agli studi mineralogici condotti sulle Alpi Apuane. Essi, oltre a produrre diverse pubblicazioni su riviste internazionali, hanno consentito di individuare una serie di minerali accessori dei depositi a barite-pirite-ossidi di ferro contenenti tallio, un elemento relativamente raro che difficilmente forma in natura minerali propri e concentrazioni a scala geologica. Sono così stati descritti tre minerali di tallio nuovi al mondo – boscardinite, protochabournéite e arsiccioite – e le evidenze dell’esistenza dei fusi a solfuri di più bassa temperatura sino a oggi osservati in natura.

L’eccezionalità di queste scoperte è stata ulteriormente evidenziata tramite analisi geochimiche che hanno mostrato elevati contenuti in tallio nella pirite che forma parte consistente dei corpi minerari. Presenze fino a oltre 1100 milligrammi per chilogrammo di tallio sono stati misurati in una fascia mineralizzata che corre da Valdicastello Carducci fino a Fornovolasco.

Riconosciuta l’importanza di queste mineralizzazioni e il loro potenziale impatto ambientale, data l’elevata tossicità del tallio, i ricercatori pisani hanno iniziato una serie di studi per valutare il potenziale rilascio di metalli pesanti nell’ambiente, attraverso lo studio dei drenaggi minerari nel bacino del torrente Baccatoio, a monte dell’abitato di Valdicastello. In tal modo è stato osservato che il tallio passa dalla matrice solida alla fase acquosa attraverso una complessa serie di reazioni. In aggiunta, le ricerche hanno dimostrato come il destino del tallio, a differenza degli altri metalli e metalloidi, non risenta in maniera significativa dei processi naturali di rimozione dalla fase acquosa connessi a fenomeni di precipitazione, presentando anzi un comportamento “conservativo” che consente all’elemento di persistere disciolto e disperdersi nell’ambiente attraverso le acque.

Le caratteristiche idrogeologiche del bacino, sede dell’area contaminata, consentono dunque un’elevata interazione fra la circolazione idrica sotterranea e le mineralizzazioni a pirite. Gli studiosi hanno così evidenziato la presenza, in aggiunta a numerose sorgenti con acque di buona qualità, di altre con percentuali variabili di tallio, anche in misura superiore al consentito. Da qui nasce la segnalazione agli enti preposti dello scorso settembre, da cui è derivata l’emergenza tallio a Valdicastello Carducci: un caso che resta aperto e che richiama la necessità di ulteriori e più approfondite indagini scientifiche.

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