\"\"La prof. Maria Cirignano ha intitolato i suoi componimenti “Schegge di Vita”. Il titolo è molto significativo, perché allude chiaramente alla varietà dei tempi e alla molteplicità delle circostanze a cui lei si è ispirata. Da ciò si può dedurre facilmente che non ci troviamo di fronte a un poema continuato che gira sempre sullo stesso tema, anche se questo non significa che non ci sia una compattezza ideale e sentimentale che dia unità all’opera.
E accingiamoci a un breve esame dei temi a lei più cari.
C’è innanzitutto la poesia degli affetti. Legatissima alle persone a Lei più care, ha dedicato a loro parecchie poesie. Basti citare soltanto “Il volto dei bimbi miei”, “Un anno ancora”, “Nozze d’argento”, “A mio padre”. Dalla lettura di essa balza subito evidente che non ci sono né sdolcinature sentimentali né banali frivolezze, ma una profondità di sentire che ha le sue origini in una concezione della vita che non consente illusioni, ma che avvolge anche gli affetti in “ombre sempre più lunghe, che chiudono i sogni e cancellano i volti”.
Se la poesia degli affetti è tema frequente, quello che domina da cima a fondo la raccolta è il sentimento della precarietà della vita: esso costituisce il filo rosso che dà unità alla poesia della prof. Cirignano. Nella breve prefazione Lei stessa concludeva così: “Il fluire del tempo appartiene alla vita”. Purtroppo la precarietà l’aveva sperimentata più volte su sé stessa, e negli ultimi anni drammaticamente, ma Lei sapeva volgere lo sguardo anche al destino altrui, agli innumerevoli esempi di vite prematuramente stroncate.
Anche su questo tema le citazioni possono essere tante, ma bisogna premettere un’avvertenza. Il più delle volte l’autrice prende le mosse da occasioni esterne, che però non sono più che un pretesto o per meglio dire il punto di partenza, perché l’occasione viene subito trascesa in intima meditazione sul trascorrere del tempo e sul significato della vita.
Esaminiamo “Torre Cerrano”. Ebbene non c’è nessuna descrizione della torre, che pure esiste ed era la meta delle sue passeggiate con il marito sulla spiaggia di Pineto. La poesia termina con questo distico: “tra sogni e ricordi / annulliamo il silenzio del vivere”.
Un esempio forse ancora più probante può essere “Si perde in volo…”, che termina con questi versi: “Mobilità di spazi e di luci, / precarietà di tutto. / Le onde mosse dal vento / cancellano immagini e volti”.
Il penultimo verso contiene la parole “onde”, la quale ci consente di fare ancora qualche considerazione su alcune parole chiave presenti nella poesia della Cirignano. Esse sono: “onde”, “mare” e soprattutto “ombre”. Le prime due sono sempre intese come il simbolo delle forze che travolgono la vita umana, spiegare il valore allusivo della terna sarebbe fare offesa all’intelligenza del lettore.
Prima di concludere, bisogna spendere qualche parola sullo stile della prof. Cirignano. Lei era aliena da ogni enfasi espressiva, perché amava la chiarezza e la immediatezza della parola, pertanto chi si limitasse ad una lettura superficiale e frettolosa, si lascerebbe sfuggire il significato profondo, simbolico-allusivo dei suoi componimenti. Il suo stile diretto, misurato, essenziale, rimanda alla sobrietà e all’equilibrio che sono stati la cifra distintiva della sua vita nella scuola e fuori dalla scuola. “Lo stile è l’uomo” disse davanti all’Accademia Francese George Louis Buffon nel 1752: credo che questa affermazione si attaglia perfettamente alla figura della prof. Cirignano.    

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