lavorogiovani1Roma – “Il problema, il vero problema è l’occupazione. Questi dati dovrebbero far riflettere quanti ritengono che sia prioritario mettere ancora le mani nelle tasche dei pensionati (ai quali peraltro, inspiegabilmente, non è stato esteso il bonus degli 80 euro) con pensioni superiori ai 2 mila euro lordi, ‘rei’ di essere andati in pensione con le regole in vigore nel tempo e non con quelle introdotte successivamente”. È il commento del Presidente dell’Anap (Associazione Nazionale Anziani e Pensionati – Confartigianato), Giampaolo Palazzi, in merito ai dati Istat sulla disoccupazione record resi noti nei giorni scorsi.

“Senza considerare i Paesi a più alta occupazione, se solo in Italia si raggiungessero i livelli della Francia, – prosegue Palazzi – ci sarebbero 3,5/4 milioni di occupati in più, che farebbero affluire all’INPS circa 40 miliardi di entrate contributive. Ed è immaginabile che tra questi occupati in più la stragrande maggioranza sarebbero giovani. Si aprirebbero gli spazi per diminuire le aliquote contributive di almeno 5-6 punti percentuali, con possibili riflessi sul salario netto dei lavoratori e in ogni caso sul costo del lavoro. In questa prospettiva, inoltre, aumenterebbero le entrate fiscali e quindi si libererebbero risorse per il welfare, la sanità e le politiche sociali”.

“Il problema del nostro Paese – evidenzia il presidente Anap – non è tanto l’andamento demografico, che vede l’aumento del numero degli anziani e la scarsità di nuovi nati (è anche questo, e si devono incentivare le nascite), e non è neanche il grande fardello del debito pubblico (quelli di Stati Uniti e Giappone sono più alti), ma è soprattutto il basso tasso di popolazione occupata, specialmente tra le donne e i giovani. È un fattore, questo, che dipende principalmente dall’andamento economico, ma anche da impostazioni del mercato del lavoro e da retaggi culturali, come avviene nel caso delle donne. Allora è evidente che il problema è tutto di crescita economica in grado di creare nuova occupazione, ed è su questo che vanno concentrati gli sforzi del Governo e indirizzate le scelte delle istituzioni europee, abbandonando criteri rigoristici troppo rigidi.”

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