Con l’avvento della digitalizzazione e di Internet si è assistito ad un mutamento e ad una rivoluzione del mercato del lavoro: molti mestieri e professioni sono quasi “scomparse”, mentre nuovi profili professionali sono nati grazie alla telematizzazione. Inoltre, la tecnologia ha cambiato anche il modo e l’organizzazione di svolgere mansioni operative che sono sempre più automatizzate e risultano essere inaccessibili ad una quota importante di lavoratori. La “forbice” delle diseguaglianze si allargherà sempre di più tra nuova generazione “entrante” e quella prossima al pensionamento. Il quesito cruciale è se i robot e le macchine riusciranno a generare più posti di lavoro di quanti ne distruggeranno? Scopriamo in questa guida quali saranno i cambiamenti che dovremo attenderci per il prossimo futuro sul mercato del lavoro.

Lavoro: “Paradosso” del Digital Mismatch

Una recente indagine condotta dall’Unione Europea (dati Cedefop) ha evidenziato come entro il 2020, in Italia avremo circa 135.000 posti di lavoro vacanti in ambito ICT. Si tratta del c.d. Digital Mismatch, un vero gap tra domanda e offerta di lavoro che accomuna l’Italia agli altri Paesi europei: il vero problema è che scuole e mondo universitario non rispondono adeguatamente alle sfide ed alle richieste provenienti dal mercato del lavoro e, anche, le imprese puntano troppo poco sulla formazione. Negli ultimi tre anni, i siti web italiani dedicati alla ricerca di lavoro hanno raccolto 175.000 annunci di imprese pronte ad assumere nuovi professionisti dell’ICT (sviluppatori, system analyst e ICT consultant) e, per il prossimo futuro, è prevista la necessità di assumere nuove competenze in questo settore. Cosa è emerso dalla ricerca? Il 40% delle società lamenta l’inadeguatezza dell’offerta dei professionisti del settore ICT: “a fronte di una richiesta di oltre 4 mila ingegneri informatici, in Italia nel 2016 solo poche centinaia di persone hanno conseguito una laurea in questo settore”. Ben si comprende come il sistema scolastico e formativo continui a “sfornare” troppi diplomati e pochi laureati in discipline informatiche: il trend delle immatricolazioni nelle facoltà dell’area informatiche nell’anno accademico 2016/2017 ha registrato una crescita dell’11%, ma il tasso di abbandono è stato del 60%. Il problema per il futuro è che ci sarà sempre più difficoltà a trovare candidati in grado di far fronte alla richiesta occupazionale.

 

Competenze e Risorse Umane: investire in formazione

La carenza nel reperire valide figure di professionisti nell’ambito ICT è acuita dal fatto che il mondo universitario e il mondo delle aziende investono ancora poco in formazione delle risorse umane, nell’attuale contesto della Trasformazione Digitale. La tecnologia ha cambiato e cambierà sempre di più il modo di svolgere determinate mansioni e compiti a livello professionale, questo richiederà ai lavoratori ed alle imprese di investire in formazione e di gestire ad hoc il processo di cambiamento. Si pensi, ad esempio, alla professione della segreteria come sia mutata con l’introduzione dei nuovi strumenti telematici e dei nuovi modi di gestire i flussi di comunicazione. Oggi il personale addetto agli uffici deve essere in grado di “maneggiare” e gestire i documenti ed i contratti inviati tramite fax online e non più analogico. Questo richiede la capacità di utilizzare il pc connesso alla Rete e di scansionare i file, prima di condividerli ed inviarli al soggetto destinatario. Inoltre, è importante in ambito professionale capire che cosa significhi apporre una firma digitale sui documenti, sui contratti e su ogni altro file inoltrato o ricevuto tramite servizio di fax online. Per il prossimo recente futuro la sfida sul mercato del lavoro sarà tutta “da giocare”.