datinonstrutturatiRoma – In Italia si registra ancora una diffusa resistenza alla liberazione dei dati in possesso delle Pubbliche Amministrazioni; solo il 41% dei Comuni italiani pubblica i dati in proprio possesso. L’attribuzione di tali mancanze a carenze di personale o economiche non è più giustificabile di fronte ad una domanda di accesso a tali risorse sempre più pressante da parte dei cittadini e delle imprese. D’altro canto il Paper presenta alcune best practices italiane che hanno implementato, con ottimi risultati, soluzioni di condivisione e di accesso pubblico ai dati. L’obiettivo del gruppo di lavoro è stato quello di individuare i percorsi attraverso i quali sia possibile arrivare a sfruttare un capitale di dati affidabili ed aggiornati e capire come il mercato possa  sfruttare realmente questa nuova opportunità.

Le potenzialità di questa nuova impostazione della PA sono state analizzate oggi a Roma, presso la sala Zuccari del Senato, in occasione dell’evento “Open Data: dalle parole ai fatti” organizzato da Glocus in collaborazione con Dedagroup ICT Network.

Ad aprire i lavori è stata Linda Lanzillotta, Vicepresidente del Senato e Presidente di Glocus.

Lo studio proposto nel Paper parte dalla considerazione che le PA devono condividere dati e informazioni attraverso i canali digitali. In questo senso la transizione al digitale significa operare una profonda semplificazione dei processi amministrativi ancora legati alla complessità e ai costi di una burocrazia che, come spesso denunciato da imprese e cittadini, ha effetti bloccanti sull’intero sistema paese e che, come hanno mostrato recenti fatti di cronaca, favorisce l’esistenza di aree grigie dove trovano posto talvolta oltre alle inefficienze, anche corruzione e illeciti.

Sicuramente gli open data rappresentano la chiave per una maggiore efficienza che si fondi su fruibilità e trasparenza dei dati pubblici. Questa transizione però necessita di importanti investimenti che solo nel medio/lungo termine produrranno i cambiamenti sperati. Solo attraverso politiche lungimiranti sarà possibile compiere definitivamente quel salto di qualità di cui l’Italia ha estrema necessità.

“Lo sviluppo di modelli di Open Government, basati sull’integrazione del digitale nella Pubblica Amministrazione e sul libero accesso dei cittadini alle informazioni, deve essere la strada da seguire per non perdere il treno della crescita”. – ha commentato Linda Lanzillotta – “L’obiettivo è quello di rendere le amministrazioni più efficienti, moderne e al servizio dei cittadini con investimenti importanti in infrastrutture e aggiornamento del personale. Anche per questo il taglio del 50% delle risorse destinate alla informatizzazione e digitalizzazione della PA, inserito nella Legge di Stabilità in discussione in Senato, dovrà essere graduato in modo da evitare di bloccare progetti e investimenti avviati. La Pubblica Amministrazione è un patrimonio per il Paese e il suo efficientamento costituisce una leva strategica per la nostra economia, per la lotta alla corruzione e per la qualità della vita dei cittadini. In questa ottica gli Open Data saranno uno strumento fondamentale”.

Gianni Camisa, Amministratore Delegato di Dedagroup ICT Network, ha dichiarato:

“Siamo vicini alle esigenze dei clienti PA e all’ecosistema in cui sono inseriti, per questo siamo in grado di supportarli nel loro percorso di trasformazione digitale. Stiamo accompagnando un cambiamento culturale interno ed esterno molto profondo, in cui è necessario parlare un linguaggio diverso e quindi spiegare processi e non tecnologie, prospettando il reale impatto delle soluzioni sui risultati e costruendo la base su cui creare un rapporto nuovo fra PA, cittadini e imprese. L’obiettivo comune del tavolo di lavoro che abbiamo aperto è rendere lo straordinario patrimonio informativo della PA una piattaforma abilitante per l’integrazione delle diverse pubbliche amministrazioni e una vera risorsa per lo sviluppo del Sistema Paese.”

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