Qualche ora ancora e sarà 2014. Cosa dovremmo fare ora ? Forse potremmo dire buon anno, buon 2014, l’anno che verrà sarà migliore. Oggi dire queste cose, con tutto quello che l’Italia sta passando e, ancor più, che il Sud sta passando ci sembra quasi una presa in giro e sicuramente ci viene difficile rientrare in quelli che, come rito di fine anno, dicono buttiamo il 2013 e siamo certi che il 2014 sarà migliore. La situazione politica attuale ancora troppo liquida e poco chiara, una rotta poco delineata del vecchio continente, una difficoltà sempre maggiore dei paesi del sud del vecchio continente, una scarsa attenzione della politica nazionale alle questioni del mezzogiorno viste come sempre come un problema, mai come opportunità, una incapacità di generare riforme e di rendere veramente federale questo paese, ci spingono a dire che il 2014 sarà quello che vogliamo che sia e che non ci sarà nessuno che dall’alto ci risolverà i problemi.

Non ci risolveranno i problemi né i santoni a capo di fantomatici “movimenti di cittadini”, come se gli altri non lo fossero, né coloro i quali si classificano come nuovi e poi portano aventi scelte collegate solo al calcolo e mai al bene comune. Non ci salveranno neanche coloro i quali sollecitano sempre e comunque unità o unitarietà politica salvo poi scoprire che questa unitarietà danneggia sempre gli stessi “uni” e avvantaggia sempre gli stessi “altri”, non ci salveranno quelli che da vent’anni dicono di avere la ricetta giusta per l’Italia.

Non ci convincono né i fantomatici “re di fantomatici colli”, né i loro detrattori che puntano ad altrettante monarchie assolute.

Ecco sarà un buon 2014 se avremo compreso che le idee non si costruiscono solo ascoltando e guardando la televisione, né solo attraverso le vere e presunte verità del web, ma attraverso una maggiore consapevolezza di ciò che ci accade intorno senza dare sempre tutto per prestabilito.

Sarà un buon 2014 se sapremo indicare noi, ciascuno di noi, una strada che vada oltre la (giusta) protesta passando alla proposta e al cambiamento.

Noi siamo certi che c’è un solo modo per risollevare il paese: dare fiducia allo stesso e ai suoi cittadini senza immaginarli tutti come potenziali delinquenti e nemici dello stato, dare forza alle aree più disagiate per portarle in maniera strutturale ad essere in grado di competere, dare alla nostra Repubblica una vera connotazione federale che non si basi solo sul fisco, ma sulla capacità delle periferie di determinare il proprio futuro in un grande gioco di squadra, arrivare quindi anche a un senato federale, non utilizzare più la frase “ce lo chiede l’Europa” per far passare qualsiasi porcata, far passare l’idea che l’Europa può essere un’opportunità se considera tutti i propri cittadini come i suoi figli e non come popoli da regolamentare…

Ecco se lavoriamo per questo, allora buon 2014, anzi buon lavoro.

Michele Dell’Edera

 

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