Al giro di boa ferragostano di una scialba estate italiana, che si trascina stancamente avanzando solo di bolina e che ha visto rimanere a casa oltre la metà degli abituali vacanzieri nazionali, gli unici dati che continuano a gonfiare lo spinnaker del turismo, sono quelli sciorinati da un Ministero che da tempo brilla solo della propria evanescenza.

Dati insistentemente propinati con enfasi e autocompiacimento, che si soffermano con astuta parzialità sulla prospettiva percentuale degli arrivi, ma che nulla dicono, invece, sul fronte più concreto delle cosiddette “presenze”. La durata, in pratica, dei soggiorni relativi a quegli arrivi, che in un Paese ricco di porti, di approdi crocieristici, di coste, di mete e percorsi devozionali, rischiano di registrare un gran numero di passaggi turistici da “toccata e fuga”.

Gli aspetti più allarmanti riguardano in particolare l’inesorabile e progressiva perdita di appeal dell’Italia come destinazione balneare e l’inadeguatezza evidente delle strategie programmatiche e promozionali, messe in atto dagli enti preposti a un tale nevralgico settore dell’economia nazionale.

Impressionante come nel bel mezzo di una crisi senza precedenti e di una serie di amare e disperate misure governative, la manovra italiana non riesca a far presa su una leva come il Turismo, per contribuire a dare impulso all’indispensabile stimolo alla crescita, da più parti auspicato e a più voci fortemente richiesto.

Nel Paese col numero tra i più alti di chilometri di spiagge e di coste, e col maggiore indice di concentrazione di beni culturali al mondo, è mortificante e per molti aspetti persino frustrante verificare come le cronache quotidiane sottolineino il successo dei Buoni Vacanza, voluti dal ministro Brambilla e utilizzati soprattutto da Campani e Lombardi, e la pioggia che cade su uno dei capolavori di Raffaello Sanzio, Lo sposalizio della Vergine, dal tetto dell’Accademia di Brera a Milano.

La testimonianza sconcertante di scelte governative che privilegiano l’incentivo di prossimità e si accontentano del tourbillon di movimentazione domestica delle risorse, invece di concentrare gli sforzi per potenziare la capacità attrattiva verso virtuose attenzioni straniere. Portatrici di risorse nuove e preziose, in grado di ossigenare conti e bilanci nazionali, nonché finanze e traffici locali.

Il tutto esaurito di Ferragosto è un leit-motiv storicamente statistico, che non può continuare a far notizia. Piuttosto dovrebbe farla l’incessante riduzione della sua durata media. Checché annuncino i diversi Osservatorii, le lunghe e corpose file di auto, camper e roulotte francesi e tedesche sulle strade ed autostrade italiane da tempo si sono fatte più esili e anch’esse più evanescenti.

Cullarsi nell’illusione di un’Italia “magica” porterà inesorabilmente, prima o poi, al crudo risveglio dell’avvento di una destinazione concorrente più magica, più conveniente e più attraente. Un’Italia “unica” e irripetibile presume ed esige, invece, l’investimento costante e progressivo dell’impegno di tutti nel promuovere, tutelare e trarre valore aggiunto dal patrimonio inestimabile da essa detenuto e custodito. Nello stimolo e nella valorizzazione dell’orgoglio di ognuno e della responsabilità di ciascuno.

di Antonio V. Gelormini

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