Si fa un gran parlare di banda larga, di necessità di coprire il territorio nazionale con connessioni degne di questo nome, di colmare il “digital divide” che è ancora presente in molte realtà italiane sia periferiche che centrali, sia nei grossi che nei piccoli centri, sia la nord che al sud.

Il  garante per la concorrenza, nei giorni scorsi, ha detto che non si arriverà mai a coprire l’intero territorio nazionale con banda internet degna di questo nome se non ci sarà una compagnia pubblica, che si occupi di gestire la rete. Ad oggi infatti tutte le compagnia telefoniche stanno facendo un po’ ciascuna per sé, con Vodafone che annuncia i suoi investimenti, Wind i suoi, Telecom Italia i suoi e così via. Così facendo si avrà una copertura a macchia di leopardo con gestori più forti in alcuni territori, altri più forti in altri.

La banda larga è un’esigenza della imprese italiane che per competere devono avere a disposizione collegamenti veloci ed  efficienti. Un collegamento ti consente di usufruire di servizi inutilizzabili con una larghezza di banda insufficiente, ma soprattutto consentono di risparmiare tempo. E’ necessario quindi investire in questo senso, ma a quanto pare il Wimax langue e il più modesto ADSL non è ancora arrivato dappertutto.

C’è anche un altro problema da affrontare però e cioè in Italia l’utilizzo di internet è ancora appannaggio del solo 50% della popolazione. Pensate che la Comunità Europea in una nota giorni fa si diceva preoccupata perché il 30% della popolazione europea ancora non accede ad internet. Se è così, è facile capire che solo per superare il gap che ci divide dal resto del continente bisogna portare su internet un altro 20% della popolazione per poi cominciare a contribuire al miglioramento del dato europeo.

Nell’epoca in cui si comincia a parlare di “cloud computing”, cioè della possibilità da parte delle aziende di  non acquistare più hardware e software, ma di usufruire solo dei servizi è chiaro che non è più procrastinabile un investimento in questo senso se si vuol rimanere competitivi. Ecco perché, forse, le Istituzioni dovrebbero preoccuparsi di promuovere “oggi” e non nel duemila e non sappiamo quando l’avvento di infrastrutture tali da garantire banda e quindi competitività alle aziende.

di Michele Dell’Edera
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