“Esportare in Cina il Made in Puglia agroalimentare”: è stato questo il tema di un interessante workshop che si è svolto questa mattina presso la Sala Convegni della Camera di Commercio di Bari.

Un workshop sulle regole per l’esportazione in Cina con un focus sul mercato agroalimentare che è stato organizzato dalla Camera di Commercio Italo Orientale, presieduta da Antonio Barile, dallo Studio Legale Picozzi e Morigi, dalla Fondazione Italia-Cina, dalla Camera di Commercio Italiana in Cina e dalla Camera di Commercio dell’Unione Europea in Cina.

Il fine è stato quello di informare gli operatori economici che il Made in Puglia può rappresentare un valore aggiunto ed essere un traino per tutto l’export, fornendo alle imprese dati aggiornati e regole sul mercato cinese in generale e sull’agroalimentare in particolare. Lo scopo è stato anche quello di illustrare agli imprenditori come valorizzare e vendere i propri prodotti anche in Cina.

La massiccia partecipazione di numerosi ospiti, imprenditori e rappresentanti istituzionali ha confermato la buona riuscita dell’evento.

“Dobbiamo assumere sempre più la consapevolezza che la Cina – ha evidenziato il presidente della Camera di Commercio Italo Orientale di Bari, Antonio Barile – è un grande mercato di sbocco dei nostri prodotti. Finora abbiamo avuto un approccio non appropriato con la Cina, perché siamo stati vittime di una propaganda negativa fondata sulla paura del pericolo cinese, senza considerare le straordinarie opportunità. La Puglia ha tutte le carte in regola per qualità e quantità di prodotti per vincere la sfida con il mercato cinese. L’agroalimentare Made in Puglia ha grandi potenzialità in Cina. Adesso occorre passare all’azione e la Camera di Commercio Italo Orientale nelle prossime settimane organizzerà iniziative concrete per l’export dei nostri prodotti in Cina”.

Tante opportunità ci sono per l’agroalimentare italiano, e pugliese in particolare, sul mercato cinese.

Solo per citare un dato: il 46% del vino che si consuma in Cina è francese, mentre i vini pugliesi sono praticamente assenti.

Nel corso del convegno sono stati numerosi i tecnici che hanno apportato il loro contributo per chiarire le peculiarità del mercato cinese. Dal rappresentante dello studio legale Picozzi & Morigi che ha spiegato le strategie commerciali, le leggi relative alla commercializzazione dei prodotti, l’uso e  il deposito di marchi commerciali in Cina, e il funzionamento degli organismi di controllo della qualità alimentare.

La prof.ssa Margherita Sportelli, docente della Fondazione Italia Cina ha parlato di “come comunicare in Cina” mettendo in risalto le parole chiave che un imprenditore italiano deve tenere a mente per iniziare ad operare sul mercato cinese: “accoglienza, pazienza, formazione, resistenza e ascolto”. La prof.ssa Sportelli ha spiegato gli usi e i costumi della cultura cinese presentando anche il “comportamento tipo” di un imprenditore cinese. “Per i cinesi consumare prodotti provenienti da altri continenti ovvero consumatori internazionali significa riconoscersi cittadini del mondo”: ha sottolineato la prof.ssa Sportelli.

Di “che cos’è la Cina oggi” e dei casi di successo italiani nel mercato alimentare cinese ha parlato il commercialista Lorenzo Ferraris. “La Cina oggi – ha spiegato Ferraris – è il paese dominante. Noi siamo rimasti indietro di decenni. Due o tre città cinesi formano mezza Italia, ecco perché il mercato cinese ha potenzialità enormi, e richiede prodotti di media e medio-alta qualità. Le aziende italiane devono farsi conoscere per acquisire la fiducia dei cinesi. È necessario, però, che le nostre aziende facciano tra loro rete per affrontare il mercato cinese e costruire il futuro”.

Da Bruxelles in videoconferenza è intervenuto l’assessore alle risorse agroalimentari della Regione Puglia Dario Stèfano. “La Cina – ha dichiarato Stèfano – rappresenta uno dei mercati di maggiore potenzialità per le nostre produzioni e per le nostre eccellenze. Dobbiamo guardare con attenzione alla Cina, e per far questo dobbiamo muoverci in sinergia con il sistema agroalimentare pugliese e con gli operatori. La necessità è quella di lavorare parallelamente per cercare di costruire soggetti che aggreghino l’offerta per essere competitivi in Cina”.

“Quale contributo possono dare gli agricoltori per affrontare il mercato cinese?”: è la domanda che si è posto il vicepresidente nazionale della Cia (Confederazione italiana agricoltori) Dino Scanavino. “L’agricoltura – ha sottolineato Scanavino – deve fornire i prodotti adatti al mercato cinese sia dal punto di vista sanitario che dal punto di vista burocratico. È necessario che le categorie inizino a parlarsi per costruire un percorso per affrontare il mercato cinese. Il Made in Italu è un brand di grande valore, è un marchio spendibile in tutto il Mondo. Gli agricoltori sono pronti ad accettare la sfida e a produrre quello che serve”.

Numerosi gli interventi e le esperienze portare dai rappresentanti di numerose associazioni di categoria pugliese, delle aziende speciali della Camera di Commercio di Bari e dell’Arti Puglia.

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