Tutta la Puglia e anche la Capitanata escluse dall’accesso alla dotazione finanziaria per le Zone Franche Urbane pari a 303milioni di euro. Notizia rimbalzata ieri a poche ore dalla pubblicazione della “Gazzetta Ufficiale” che, di fatto, rendeva noto l’esclusione dalla nostra regione dalle aree individuate. Per il presidente della Confesercenti Foggia, Carlo Simone, «è grave, in questo periodo di crisi, non consentire alle imprese interessate di insediarsi nelle aree delimitate e denominate “Zona Franca Urbana” da 11 Comuni Pugliesi tra cui Foggia, Lucera, Manfredonia e San Severo, e quindi di usufruire degli esoneri dal pagamento delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’Imu e dei contributi previdenziali, così come previsto dalle normative in materia». «L’esclusione della Puglia dalle Zone Franche Urbane – rincara la dose Franco Granata, direttore della Confesercenti del capoluogo – è una grave frattura di dialogo tra i decisori e i beneficiari degli incentivi, che rischia di provocare una pericolosa contrapposizione di carattere ideologico e che non aiuta la necessaria valorizzazione delle risorse e delle energie locali che costituiscono ancora oggi un patrimonio inespresso di sviluppo».

Ipotizzate anche le iniziative di una vertenza che, per il territorio, ha il sapore della beffa. «Torneremo a sollecitare tutte le Associazioni di Rappresentanza della nostra Provincia a una maggiore coesione – continua Simone – e proporremo l’apertura di un serio confronto con la Regione Puglia attraverso il partenariato socio-economico allo scopo di attivare un accordo di partenariato e programmi operativi per lo sviluppo del territorio nonché la pianificazione di approcci integrati per lo sviluppo urbano sostenibile attraverso una visione globale delle aree urbane. Crediamo che le politiche per lo sviluppo urbano siano di notevole importanza per il loro impatto diretto su imprese e cittadini».  «Siamo convinti – conclude Simone – che un simile approccio decisionale crei anche le condizioni per una spesa dei Fondi europei più utili al territori, più veloci e monitorabili nei relativi impatti. Una maggiore coesione tra organismi attuatori e beneficiari degli interventi realizzerebbe un partenariato sostanziale e non semplicemente formale».

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