‘A dicembre le tensioni nei mercati del debito sovrano dell’area sono rimaste elevate e, come in novembre, non si sono limitate soltanto a Grecia, Irlanda e Portogallo, ma si sono manifestate anche in altri Paesi dell’area dell’euro quali Spagna, Italia e Belgio”. A rilevarlo è la Bce nel bollettino mensile di gennaio che sottolinea che in dicembre e all’inizio di gennaio ”i differenziali di rendimento dei titoli di Stato a 10 anni dei Paesi dell’area dell’euro, rispetto ai titoli tedeschi, si sono lievemente ristretti tranne che nel caso della Grecia”.

Ad ogni modo la ripresa economica è in atto nell’area dell’euro ma ”ci si attende che sia frenata dal processo di aggiustamento dei bilanci in corso in diversi comparti”. Inoltre, dopo l’aumento dello 0,3% sul periodo precedente – registrato dal pil in termini reali dell’area dell’euro nel terzo trimestre del 2010 – l’Istituto di Francoforte rileva che ”i recenti dati statistici e i risultati delle ultime indagini congiunturali confermano che la positiva dinamica di fondo dell’attività economica dell’area è proseguita verso la fine dello scorso anno”.

Guardando al 2011, sottolinea la Bce, ”le esportazioni dell’area dell’euro dovrebbero beneficiare del perdurante recupero dell’economia mondiale”. Allo stesso tempo, ”la domanda interna del settore privato”, sostenuta dalle ”misure adottate per ripristinare il funzionamento del sistema finanziario, dovrebbe fornire un contributo sempre piu’ consistente alla crescita”.

Ma l’inflazione nell’area dell’euro, nei prossimi mesi, ”potrebbe registrare ulteriori temporanei aumenti, collocandosi poco al di sopra del 2%, soprattutto a causa degli andamenti delle quotazioni delle materie prime, per poi tornare a moderarsi sul finire dell’anno” sostiene la Bce. Nel complesso, il Consiglio direttivo ”ritiene che vi siano evidenze di pressioni al rialzo di breve periodo sull’inflazione complessiva”. Ciò però ”non ha influito sulla sua valutazione che l’evoluzione dei prezzi resterà in linea con la loro stabilità nell’orizzonte rilevante per la politica monetaria; tuttavia è necessario seguire l’andamento dei prezzi con molta attenzione”.

I rischi al rialzo di inflazione di medio-lungo periodo, sottolinea ancora l’Istituto di Francoforte, ”sono connessi, in particolare, all’evoluzione delle quotazioni dell’energia e delle materie prime non energetiche”. Inoltre, ”gli incrementi delle imposte indirette e dei prezzi amministrati potrebbero superare le attese correnti, data l’esigenza di risanare i conti pubblici nei prossimi anni, e le pressioni sui prezzi nella catena produttiva potrebbero accentuarsi ulteriormente”.

I Paesi dell’area dell’euro, vista la perdurante vulnerabilità alle reazioni avverse del mercato, ”devono impegnarsi al massimo al fine di conseguire i propri obiettivi di disavanzo” ribadisce la Bce che ”prende atto delle misure annunciate di recente da alcuni Paesi” ma sottolinea la necessità di ”definire e attuare prontamente ulteriori misure correttive, preferibilmente dal lato della spesa”.

Per la Bce, inoltre, ”occorre attuare con tempestività riforme strutturali consistenti e di ampia portata a integrazione del risanamento dei conti pubblici”. L’insieme di queste riforme ”dovrebbe essere supportato dai necessari miglioramenti della struttura del settore bancario. Situazioni patrimoniali sane, un’efficace gestione del rischio e l’adozione di modelli imprenditoriali solidi e trasparenti restano indispensabili per rafforzare la capacità di tenuta delle banche”.

Negli ultimi mesi gli istituti bancari ”hanno ampliato l’offerta di credito al settore privato in un contesto in cui le dimensioni complessive dei loro bilanci sono rimaste sostanzialmente stabili”. L’espansione dei prestiti alle famiglie, conclude, è rimasta più sostenuta (al 2,7% a novembre dopo il 2,9 di ottobre), ma i dati più recenti mostrano segni di stabilizzazione.

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Di admin