Ormai è evidente. E’ solo questione di tempo, le “arpie” hanno ripreso a volteggiare sul capoluogo dauno, in attesa del vento propizio, per portar via da Foggia e dal suo Tavoliere l’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare. Attratte dal canto ammaliante di sirene scaligere, l’intento è di depositarla sulla mensa fastosa dei potenti di Verona.
 
Affiora inclemente l’allergia già a sole piccole tracce di “federalismo solidale”, recepito in qualche modo dalla legge istitutiva dell’Authority nazionale, che assegnava a Foggia la sede, dopo aver registrato l’insediamento a Parma dell’omologa e superiore Agenzia internazionale. Nonostante le rassicurazioni di rito, l’impressione è che sia in atto un depotenziamento della nascente struttura pugliese, che gode di formale copertura finanziaria (2milioni e mezzo di euro per il 2008 e altrettanti per il 2009), ma che potrebbe vederla svanire, a seguito di urgenti e necessarie “sforbiciate” del ministro Tremonti. Magari suggerite da influenti colleghi e sottosegretari padani.
 
La Regione Puglia, sollecitata dai consiglieri di Capitanata, ha provveduto a stanziare 300mila euro per cercare di avviare un processo virtuoso, che colmi il gap nazionale dell’unico Paese, tra i 27 dell’Unione europea, ad aver scelto la sede, ma a non essersi ancora dotata dell’Authority.
 
Non basta. All’azione istituzionale locale, governativa ed europea è necessario che corrisponda una sensibilità operativa del territorio, nelle sue espressioni produttive, associative, amministrative, culturali e formative più significative. La scelta dell’Authority alimentare a Foggia va supportata da un contesto territoriale consapevole, per meglio difenderla, qualificarla e potenziarla. Il solo lamento darebbe appena forma all’immagine infernale dantesca, che vede le arpie rompere i rami e mangiare le foglie degli alberi, dove si trovano le anime dei suicidi.
 
Lo sforzo corale, esteso all’intero sistema Puglia, deve tendere al riscatto di un territorio già troppo martoriato da continue incursioni di ogni tipo. Deve vincere l’abitudine accidiosa, su cui altri costruiscono le proprie fortune. L’azione di concerto faccia perno sull’orgoglio di tutti e sull’impegno di ognuno. Riqualificare la Fiera Internazionale dell’Agricoltura, estendendone i confini all’Agroalimentare mediterraneo. Sviluppare in forma ambiziosa il progetto del Polo zootecnico e di allevamento di Segezia. Stimolare le produzioni e i marchi di qualità, dando vita e diffusione a protocolli e standard di lavorazione rigorosi, per la tutela del patrimonio alimentare.
 
Prodotti e sistemi di lavorazione rispettabili, e già in funzione, non mancano. Per contare su fondamenta solide e lavorare a un distretto allargato della qualità garantita, che possa dare linfa quotidiana e faccia da cornice all’Agenzia Nazionale per la Sicurezza Alimentare. In tal caso sì, voluta e difesa a Foggia.
 
Dalla filiera dell’asparago, che parte da quello selvatico del Gargano, alla cipolla di Margherita di Savoia. Dalla selezione dei pomodori, al grano e alle paste del Tavoliere. Dal Nero di Troia al carciofo del Subappennino. Dal prosciutto di Faeto, alla patata al selenio di Orsara di Puglia. Dal caseario podolico, alle tradizioni dell’olio e del sale. Dalla transumanza degli ovini, a quella dei cefali. Dalle “pagliare” ai trabucchi, dalla poesia del mare al fascino della collina, fino a perdersi negli orizzonti larghi e profondi del Tavoliere e dell’Adriatico. La sinfonia ha tutti requisiti e tutte le premesse per non rimanere incompiuta. Questa volta dipende da noi. Facciamo in modo che l’ombra del “Gino Lisa” non aleggi anche sull’Authority a Foggia. 
 
di Antonio V. Gelormini

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