\"\"La pervicacia del ministro dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa, ha avuto la meglio sulle resistenze di Regioni, Comuni e Province. Giovedì scorso si è stati ad un punto dalla rottura, con la minaccia che, in assenza di accordo, di “federalismo fiscale” se ne sarebbe parlato la prossima legislatura. Oggi il Consiglio dei Ministri ha varato il disegno di legge sulla tanto vituperata riforma.
 
Il più importante degli appuntamenti di fuoco di questa settimana, insieme a Dpef e pensioni. “E’una di quelle riforme che si fanno una volta ogni trent’anni”, ha sottolineato con soddisfazione il ministro. Sarà ridisegnata l’intera fiscalità di Comuni e Regioni, dando attuazione ai dettati costituzionali, indicati nella riforma del Titolo V.
 
Beppe Grillo chiosando da par suo: “E’ il famoso articolo quinto: chi si tiene i soldi ha vinto”, non è andato lontano. Con la riforma che introduce il federalismo fiscale, si avrà una vera e propria Finanziaria parallela a quella dello Stato centrale. Messa a punto in estate ed approvata a novembre (anziché nella primavera successiva). Che non vorrà dire maggiore imposizione in assoluto, ma diversa ripartizione delle fonti d’imposta e delle risorse relative.
 
Scomparirà l’addizionale Irpef e potranno essere applicate, a seconda delle esigenze locali, tasse di scopo legate ad obiettivi ben precisi. Un fondo perequativo, invece, servirà ad attenuare le differenze tra le regioni più ricche e quelle più povere, attraverso un apposito processo di redistribuzione. Non più sulla base delle richieste delle singole regioni, ma in funzione di criteri standard, capaci di responsabilizzare la gestione dei vari enti e di ridurre le differenze con le aree a bassa capacità contributiva per abitante.
 
La trattativa è stata complessa e molti aspetti andranno ancora rivisti. A storcere il naso erano state soprattutto le aree a statuto speciale, che vedono nel federalismo fiscale e nel principio perequativo l’evaporare di vantaggi fino ad oggi goduti. In questo caso il Governo, al contrario del fronte pensioni, è stato risoluto nel chiudere la partita. Anche per rispondere alle pressioni della Lega e del Nord produttivo, col quale il dialogo da tempo è indubbiamente difficile. Vara un Ddl, che consentirà in Parlamento tutti gli interventi auspicati,  per cercare di emendarlo opportunamente.
 Una riforma importante. Un passo avanti sulla strada del riformismo. Un argomento sottratto all’agenda politica dell’opposizione. Ma soprattutto una promessa mantenuta nei confronti della Lega. Forse una polizza assicurativa sulla durata della legislatura.
di A. V. G.

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