La viticoltura pugliese sta attraversando un periodo di crisi davvero insostenibile. Se da un lato per la vendemmia 2009 si confermano quantità e qualità buone, dall’altro per i prezzi delle uve pagati ai produttori è un vero crollo verticale. La diminuzione si attesta su livelli anche del 40 per cento rispetto allo scorso anno.
I vitivinicoltori sono, quindi, in seria difficoltà anche a causa degli aumenti dei costi. Una situazione davvero disastrosa per la Puglia, dove uva da vino e uva da tavola rappresentano due grandi settori produttivi. Insieme i due comparti impegnano ben 15 milioni di giornate lavorative.
 
1. La situazione dell’uva da tavola non è delle migliori, nonostante l’ottima qualità del prodotto. Anche quest’anno il prezzo di vendita dell’uva da tavola nelle aziende agricole risulta particolarmente basso, con effetti disastrosi sui bilanci aziendali, e risente delle importazioni selvagge da Egitto e Turchia in Puglia, che poi vengono esportate all’estero come pugliese.
La Puglia, prima regione al mondo produttrice di uva da tavola, è in ginocchio. Il tutto è aggravato dal calo dei consumi ascrivibile alla crisi finanziaria delle famiglie, nonché alle scelte della Grande distribuzione organizzata (Gdo). La Puglia ha il primato produttivo di uva da tavola con 47 mila ettari coltivati, pari a quasi 10 milioni di quintali (l’80% della produzione nazionale).
All’Assessore regionale alle risorse agroalimentari Stefano abbiamo già chiesto che la campagna di promozione impegni la Grande distribuzione organizzata  a utilizzare fino alla fine della campagna esclusivamente la produzione pugliese proveniente dalle nostre aziende agricole e non si faccia ricorso a commercianti e importatori, perché temiamo la beffa di dover sostenere la vendita di uva turca ed egiziana.
Al Ministro Zaia e all’Assessore Stefano, per l’uva da tavola, chiediamo la chiusura immediata di tutti i cosiddetti “green corridor” e la sospensione di ogni deroga, non consentendo più che uva da tavola egiziana e turca venga importata in Puglia e poi esportata come pugliese.”
                 
2. Nel comparto dell’uva da vino si rilevano prezzi in netto calo di alcune uve atte a produrre vini Doc che sono sotto i 25 centesimi al chilo. E’ un fatto molto negativo che in alcuni casi può probabilmente costringere i produttori a cessare la loro attività sin dal prossimo anno. Il calo di prezzi è dovuto anche alla riduzione dei consumi del vino a causa della crisi economico e finanziaria, che ha determinato eccedenze sul mercato.
Come Cia Puglia denunciamo i ritardi del governo nella applicazione della nuova Ocm (Organizzazione comune di mercato) vino che se applicata appieno avrebbe dato risposte positive sul mercato. A riguardo registriamo la grave inadempienza del Ministro delle politiche agricole Luca Zaia che avrebbe dovuto attivare a giugno scorso (e non oltre) quella parte di Ocm che prevede la “vendemmia verde”, ma non lo ha fatto, assumendosi una grave responsabilità e contribuendo a determinare la grave situazione di crisi. La distillazione e l’arricchimento dei mosti solo in parte potranno alleviare la crisi.
La Cia Puglia per l’uva da vino chiede:
  • Il ricorso ad un sostegno al reddito attraverso il meccanismo del “de minimis” che oggi può raggiungere 7.500 euro, in deroga al regime degli aiuti di Stato.
  • L’impegno del governo per l’applicazione dalla prossima campagna della parte della Ocm che prevede la “vendemmia verde”, da realizzare entro il mese di giugno 2010, come misura per ridurre la produzione e nello stesso tempo garantire un sostegno al reddito dei produttori;
Nel 2009 la Puglia registra 104 mila ettari di superficie coltivata ad uva da vino, confermandosi come una delle regioni principali del vino italiano, con una produzione di 7 milioni ettolitri, seconda soltanto al Veneto e al di sopra dell’Emilia Romagna che nel 2007 l’aveva sopravanzata. Per il 2009 la resa uva/ettaro dovrebbe subire una lieve flessione del 15% rispetto alla tendenza nazionale in aumento in confronto al 2008. A riguardo della tipologia della produzione, non si intravedono trend particolarmente significativi, con la produzione di rossi al 52% (compresa la produzione di vini rosati) e di bianchi al 42%, con un 6% di mosti. La tendenza per la vendemmia 2009 vede in aumento la quantità di vini bianchi e rosati. Il problema principale resta quello dei prezzi alla produzione che stanno registrando un calo vertiginoso del 20 ed anche del 40%”.

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