\"\"Giovanni Bazoli razzola bene e mette in pratica le sue prediche sul sostegno all’impresa sociale e sull’attenzione al mondo del non profit per il quale, secondo i vecchi parametri bancari, era quasi impossibile l’accesso al credito.
 
Si chiama Banca Prossima, è il nuovo istituto di credito dedicato interamente al cosiddetto terzo settore, nasce come costola del Gruppo Intesa Sanpaolo e, coi suoi 120 milioni di euro di capitale iniziale, supporterà concretamente lo sviluppo dell’azione di intervento delle Fondazioni bancarie, verso il variegato ed attivissimo mondo del sociale.
 
Allontanando, quasi con ripugnanza, l’amaro calice delle misere beghe quotidiane legate alle nomine della futura governance di Telecom o a quelle del riassetto per il controllo di Generali, il cattolico e ulivista banchiere di Brescia volge lo sguardo verso quei 50 mila enti non profit, già clienti di Intesa Sanpaolo, e individua un nuovo modo di trarre profitto. In questo caso, creando valore sociale e favorendo col credito il meglio delle iniziative, senza fine di lucro, al centro della più viva e generosa azione del mondo laico e religioso.
 
Un modo abbastanza innovativo di conciliare “l’utile al dilettevole”, inteso come attenzione doverosa e gratificante verso quelli che potremmo definire i deboli del credito. Perché, come ha sottolineato lo stesso Bazoli: “C’è una sproporzione tra la raccolta bancaria dal non profit e gli impieghi verso il settore”.
 
Ne è passata di acqua sotto i ponti, da quando il denaro era considerato lo sterco del diavolo. Lo testimonia l’accordo ad ampio spettro, che vede concordi con Giovanni Bazoli l’intero vertice di Intesa Sanpaolo, Enrico Salza, Corrado Passera e Pietro Modiano, il presidente della Fondazione Cariplo, Giuseppe Guazzetti e il nuovo amministratore delegato di Banca Prossima, Marco Morganti, nell’annunciare che gli utili dei primi dieci anni saranno reinvestiti nel patrimonio  e in un fondo per lo sviluppo dell’impresa sociale.
 
Non è dato sapere se l’iniziativa varrà al guadagno di un posto in Paradiso, certamente servirà per acquisire almeno un congruo numero di indulgenze e di infiniti apprezzamenti di parte di tanti “zucchetti” color porpora.
 
di Antonio V. Gelormini

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