Uno dei più importanti provider internet italiani ancora una volta questa mattina è andato down. Ancora una volta l’allarme è giunto via web 2.0,  dai Social Network, Facebook e Twitter in primis.

Si è subito scatenata tra gli utenti della rete la dialettica tra colpevolisti (Aruba deve pagare i danni) e innocentisti (Aruba in fondo è un provider importante e affidabile quindi diamole almeno il tempo di spiegare).

Io, nonostante il nostro giornale è presso Aruba, e, proprio per il blackout riusciamo ad aggiornarlo solo ora, sono schierato con i secondi, con gli innocentisti.

Una società come Aruba che ha una storia solida fatta di convenienza e affidabilità riscontrata nel tempo non può avere la reputazione distrutta da due eventi negativi, sia pure ravvicinati.

L’incendio e il blackout sicuramente hanno creato disservizi enormi. Adesso c’è da capire se questo blackout è stato dovuto a qualcosa di programmato, a un evento ancora fortuito o, peggio, a una infrastruttura che comincia a soffrire l’enorme carico di lavoro dato dalla gestione di migliaia e migliaia di siti.

Questo ovviamente non vuol dire che Aruba a questo punto non debba alzare la guardia infatti: Se il problema è stato uno stop programmato forse bisognava avvisare l’utenza meglio e per tempo, se è stato ancora  un infortunio forse bisogna alzare i livelli di sicurezza e di ridondanza, se è un problema di infrastruttura allora sono problemi perché vuol dire investimenti e rivisitazione della politica aziendale.

Direi però che al momento Aruba va assolta quantomeno per insufficienza di prove e considerata per la sua “buona condotta fino ad oggi”.

di Michele Dell’Edera
http://www.micheledelledera.it

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