La Commissione europea ha descritto con precisione tecnologie e caratteristiche che deve avere una conceria per essere a norma, in modo che le emissioni nell’aria, nell’acqua o nel terreno e, dunque, l’impatto ambientale dell’impianto rimangano all’interno dei limiti di legge.

Una sorta di vademecum che descrive un livello minimo di tutela ambientale da rispettare affinché il processo di lavorazione delle pelli possa considerarsi eco-sostenibile.

Tutto questo è contenuto nella Decisione della Commissione del 11 febbraio 2013 che riepiloga le conclusioni sulle migliori tecniche disponibili (in inglese: Best available technologies –BAT) concernenti l’industria conciaria ai sensi della Direttiva 2010/75/UE.

 

Nell’ambito del diritto comunitario la “decisione” (che può essere adottata dal Consiglio UE, dal Consiglio insieme al Parlamento europeo oppure dalla Commissione europea) è l’atto con il quale le istituzioni europee intervengono per regolamentare un caso particolare.

 

Questi gli aspetti più salienti del provvedimento.

 

1.- Ogni conceria dovrà adottare un sistema di gestione ambientale che comprenda le seguenti fasi:

I. la definizione di una politica ambientale a livello aziendale anche con il coinvolgimento dei dirigenti;

II. la definizione delle procedure, degli obiettivi e dei traguardi necessari in relazione alla pianificazione finanziaria e agli investimenti;

III. la puntuale attuazione delle procedure definite;

IV. il controllo delle prestazioni e l’azione delle misure correttive necessarie;

V. durante la fase di progettazione di un nuovo impianto la valutazione degli impatti ambientali derivanti da un’eventuale dismissione.

Il sistema di gestione ambientale dovrà essere adeguato alle dimensioni dell’azienda e alla tipologia di impatti ambientali che può comportare.

 

2.- Al fine di ridurre al minimo l’impatto ambientale è necessaria una buona organizzazione interna che preveda, tra l’altro: la selezione delle sostanze e delle materie prime; l’analisi ed il controllo delle sostanze chimiche utilizzate; il corretto deposito delle materie prime e dei prodotti finiti per ridurre fuoriuscite, incidenti e sprechi di acqua; la separazione dei flussi di rifiuti.

 

3.- Le acque reflue dovranno essere soggette a specifici trattamenti, sia fisici che meccanici, al fine di ridurne il carico inquinante.

4.- Quanto ai rifiuti, dovranno essere ridotte le quantità avviate a smaltimento e massimizzate invece le quantità di scarti di lavorazioni sottoposti a riutilizzo e riciclaggio.

 

 

In considerazione dell’elevata pericolosità delle sostanze utilizzate dalle industrie conciarie, costituisce senz’altro un risultato positivo l’emanazione di linee guida uniformi, valevoli per tutti gli Stati dell’UE, nella prospettiva di innalzare il livello di tutela ambientale.

 

Va ricordato che, in Veneto, il distretto della concia della valle del Chiampo conta circa 600 imprese per un giro d’affari di oltre 3 miliardi di euro. Nonostante la crisi, quello vicentino rimane un polo conciario assai importante che realizza circa il 50% della produzione italiana ed il 30% della produzione europea.

 

 

 

 

Avv. Salvo Renato Cerruto

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