\"\"Si è costituito un Comitato cittadino, il più grande quotidiano regionale ha inviato un cronista da Bari ed è uscita per due giorni col titolo in prima pagina e ampi servizi all’interno. La Regione si è decisa a mandare gli Ispettori e al momento non sappiamo quali altre conseguenze l’indagine giornalistica, portata avanti da Gianni Lannes, potrà sortire sull’eco-mostro di Giardinetto. La più grande discarica in Italia di rifiuti tossici industriali.
 
Un incubo per la salute dei cittadini della Capitanata, che si estende su 70 ettari di proprietà della Fantini e Figli. Che nonostante il sequestro della Magistratura, per i procedimenti giudiziari a suo tempo avviati, non sono mai stati messi in sicurezza e la cui influenza fa registrare un micidiale raggio d’azione, che raggiunge gli 80 km. di distanza.
 
Sala Consigliare del Comune di Troia affollata per l’incontro con Lannes, il giornalista autore dell’inchiesta sui rifiuti tossici ricevuti all’Ala-Fantini di Giardinetto. L’appuntamento promosso dal Comitato “Salute e territorio”, presieduto da Angelo Blasi, e dai consiglieri di minoranza Nicola Crucinio e Giovanni Aquilino, ha però registrato l’assenza completa dei sindaci dei Comuni del circondario, fatta eccezione del Dr. Edoardo Beccia sindaco di Troia, del vicesindaco Domenico La Salandra e dell’Assessore Matteo Cuttano. Così come l’assenza imbarazzante della Provincia di Foggia (presente il solo consigliere Vincenzo Brucoli – Prc a titolo personale) e quella snobistica della Comunità Montana, dato che il presidente Morra era presente ad altro incontro in una sala comunale adiacente.
 
Serata naturalmente vivace e drammatica in alcuni momenti. Soprattutto quando sono stati ricordati casi specifici di famiglie e persone colpite da tumori e perdite di affetti, con diagnosi collegabili alle esposizioni o assimilazioni di sostanze derivanti da materiale tossico e radioattivo.
 
Dalla relazione di Lannes è emerso che il primo rapporto sui rifiuti sospetti, del Ten. Col. Luigi Marino della Polizia Prov.le Ambientale, risale al 3 dicembre 1997. Che ci vollero due anni per porre sotto sequestro il sito e che, quando fu fatto, la Magistratura non ne dispose la messa in sicurezza. Che il processo in primo grado si concluse con condanne medie, che vennero poi annullate in appello per vizi di forma. E che, infine, la prescrizione è passata sull’intera vicenda come una gomma sul tratto  della penna “replay”, con cui era stata scritta.
 
I rifiuti tossici accumulati a Giardinetto, invece, quelli non li può cancellare nessuno. Alla società di Fantini, nata per la molitura delle olive e finita per “smaltire” rifiuti altamente nocivi, essi sono arrivati dalle acciaierie e dalle industrie chimiche del Veneto, del Piemonte, della Lombardia, nonché dall’Enichem di Manfredonia. Per ragioni di convenienza anche dalla Germania (il loro smaltimento lì costa caro), e poi inspiegabilmente persino dalla lontana Corea del Sud.
 
Non ci siamo fatti mancare niente. Metalli pesanti, ceneri radioattive, fanghi contaminati, polveri dell’Enel, amianto, cadmio e cromo esavalente. 47mila tonnellate di rifiuti stoccati in maniera confusa, forse con scientifica approssimazione. 43 comuni a rischio. Ben 50 milioni di euro la spesa stimata per la bonifica eventuale. E dove li troviamo? “Parlare di tranquillità, in queste condizioni” riferiva un inviperito abitante della zona, “rischia di diventare inconsapevole e colpevole complicità”.
 
Tra tanto impotente smarrimento e il mare di amara delusione spunta l’esile e anomalo fiore di una novità. L’individuazione di nuovi interramenti, a circa 20 metri, non interessati dai precedenti provvedimenti della Magistratura, che potrebbero consentire la riapertura del procedimento giudiziario. E che questa volta potrebbe vedere Comuni e Amministrazione Provinciale costituirsi parte civile. In tal senso, i consiglieri presenti sono stati sollecitati dall’assemblea per portare l’istanza nelle rispettive sedi istituzionali e favorirne l’approvazione.
 
Stimolo raccolto senza esitazioni dal Consigliere Provinciale Brucoli, che nel suo intervento ha parlato di “Capitanata: terreno di saccheggio”, e puntando il dito verso l’industria in generale ha denunciato “il tasso di irresponsabilità dell’Impresa. Che beneficia dei Contratti d’Area e scarica il costo dello scempio paesaggistico sulla collettività. Per ben due volte: quando devasta e quando bisogna trovare le risorse per il risanamento eventualmente possibile”.
 
E’ intervenuto anche Domenico La Bella, sindaco di Troia all’epoca dell’inizio di tutta la vicenda. Ha espresso apprezzamento al lavoro di Lannes e pur riconoscendo una sorta di responsabilità oggettiva, che ricade sui rappresentanti istituzionali pro-tempore, ha precisato che: “L’Amministrazione Comunale non poteva controllare”, che apparentemente la documentazione formale esibita non dava adito a contestazioni, “le bolle d’accompagnamento erano a posto” e che “tra l’altro la normativa vigente poneva dei limiti all’azione comunale, in quanto il compito di controllo ambientale era assegnato all’Amministrazione Provinciale”.
 
Il Presidente Stallone era impegnato ad inaugurare la stagione dell’Operetta a Lucera e così, il sindaco Edoardo Beccia si è ritrovato solo, a fronteggiare le domande di Lannes e dell’uditorio. Ha confermato l’insediamento della Commissione Consiliare, che dovrà riferire entro febbraio le sue conclusioni. E alla richiesta di commissionare ad esperti uno studio epidemiologico, sulla realtà Giardinetto e dintorni, ha ribadito che: “Come uomo di Istituzioni il mio compito è quello di interessare, in prima battuta, gli organi pubblici formalmente competenti. A partire dalla ASL”. Dicendosi d’accordo, per guadagnare tempo e di fronte a una certa delusione della comunità, per i risultati fatti registrare finora da quegli organi sanitari, “di interessare l’Istituto Superiore di Sanità, per l’eventuale studio epidemiologico”.
 
Ma il botto finale è arrivato dall’ennesima rivelazione di Lannes: “I rifiuti continuano ad essere stoccati. Ci sono immagini dall’alto e testimonianze di operai, che indicano l’interramento di rifiuti sotto le pale eoliche”. Piove sul bagnato e lo sgomento ammutolisce. Ce n’era abbastanza, ormai,  perché dicesse la sua anche il locale Comandante dei Carabinieri, il maresciallo Massimo Melillo. Che ha invitato Lannes ad essere più preciso e ad indicare di quali pale si stava trattando, ottenendo l’indicazione di Montecalvello.
 
E in un insolito intervento chiarificatore anche degli iter formali e delle competenze di intervento, sia in fase di indagine che in corso di processo penale, ha invitato i cittadini ad una maggiore collaborazione con le forze dell’ordine. Ad avere più fiducia nella divisa e nei servitori dello Stato che la indossano, “perché sono sicuro che molte delle cose raccontate a Lannes a me non le avrebbero raccontate”. Concludendo con un’esortazione che riteniamo onorevole e meritevole di concreto riscontro: “C’è bisogno di più coscienza civica. Non solo per questo drammatico e tragico problema, ma anche per ogni evento malavitoso e per ogni tipo di reato che quotidianamente  interessano la nostra comunità”. Siamo tutti vittime, in sostanza, perciò: “Non guardiamo dall’altra parte, quando la vittima apparente è il nostro vicino”. Ed ha aggiunto: “Le porte della caserma sono aperte”.
 
Antonio V. Gelormini

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